Perché ho cambiato idea sugli OGM

L’ambientalista inglese Mark Lynas, giornalista del Guardian, autore di un libro sugli Ogm “La specie di Dio: salvare il pianeta nell’era degli umani” e di due libri sul global warming, era contrario agli OGM come la maggior parte degli ambientalisti. Poi ha scoperto che molte delle sue convinzioni non avevano un reale fondamento scientifico. Questa è la trascrizione integrale del discorso che ha tenuto il 3 Gennaio 2013 alla Oxford Farming Conference, in cui spiega perché ha cambiato idea e perché pensa di essere diventato un ambientalista migliore grazie alla scienza. Troverete il mio commento su www.scientificast.it nei prossimi giorni.

Mark Lynas from Oxford Farming Conference on Vimeo

“Voglio iniziare con delle scuse. Mi scuso per avere speso molti anni della mia vita ad estirpare coltivazioni OGM. Mi dispiace anche di aver contribuito ad avviare il movimento anti-OGM a metà degli anni 90 e di avere pubblicamente demonizzato una soluzione tecnologica che invece può essere usata a vantaggio dell’ambiente. Come ambientalista e come uno che crede che chiunque abbia diritto ad una dieta salutare e nutritiva di sua scelta, non avrei potuto scegliere una strada più controproducente. Ora me ne pento completamente.

Immagino che vi stiate chiedendo cosa sia successo tra il 1995 ed oggi da farmi non solo cambiare idea ma da farmi venire qui ad ammetterlo. Beh, la disposta è semplice: ho scoperto la scienza e spero con questo di essere diventato un ambientalista migliore.

Quando per la prima volta ho sentito parlare della soia OGM della Monsanto sapevo esattamente cosa ho pensato. Ecco una grossa industria americana con un losco passato che mette qualcosa di nuovo e sperimentale nel nostro cibo senza informarci. Mescolare geni tra specie diverse sembrava talmente innaturale, il sintomo che l’umanità stava acquisendo troppo potere tecnologico; questa cosa era destinata ad andare terribilmente male. Questi geni si sarebbero diffusi come un inquinamento vivente. Un incubo.

Questi timori si sono diffusi come un incendio e nel giro di pochi anni gli OGM sono stati praticamente banditi dall’Europa. I nostri timori sono stati esportati da ONG come Greenpeace e Amici della Terra in Africa, India e nel resto dell’Asia, dove gli OGM sono ancora banditi al giorno d’oggi. E’ stata la campagna che avuto più successo tra quelle a cui ho partecipato.

Questo è stato esplicitamente anche un movimento anti-scientifico. Abbiamo usato molte immagini di scienziati nei loro laboratori mentre giocavano demonicamente con i mattoni basilari della vita. Da qui il soprannome di cibo Frankenstein, che faceva leva sulla paura innata della scienza malvagia al servizio di obiettivi contro natura. Quello che ai tempi non avevamo capito era che il vero mostro di Frankenstein non era la tecnologia OGM, ma la nostra reazione contro di essa.

Per quanto mi riguarda, questo ambientalismo anti-scientifico è divenuto progressivamente inconciliabile con l’ambientalismo scientifico che cercavo nell’ambito dei cambiamenti climatici. Ho pubblicato il mio primo libro sul riscaldamento globale nel 2004 e volevo renderlo scientificamente credibile piuttosto che una semplice collezione di aneddoti.

Così ho dovuto supportare la storia del mio viaggio in Alaska con i dati satellitari sul ghiaccio marino, e ho dovuto giustificare le immagini dei ghiacciai che scompaiono sulle Ande con i dati a lungo termine del bilancio di massa dei ghiacciai di montagna. Questo ha significato imparare a leggere articoli scientifici, imparare le basi della statistica e divenire informato su molteplici campi come oceanografia e paleoclimatologia, e in nessuno dei casi la mia laurea in politica e storia moderna mi ha aiutato granché.

Mi sono trovato continuamente a discutere con persone che considero incorreggibilmente anti-scientifiche perché non ascoltano i climatologi e negano la verità scientifica dei cambiamenti climatici. Così li ho informati del valore del processo di revisione tra pari (peer-review), dell’importanza del consenso scientifico e come gli unici fatti che contavano fossero quelli pubblicati nelle migliori riviste scientifiche.

Il mio secondo libro sul clima, Sei Gradi, era talmente rigoroso dal punto di vista scientifico da vincere il premio della Royal Society per i libri di scienza ed i climatologi con cui ho fatto amicizia mi prendevano in giro sul fatto che conoscessi la materia meglio di loro. Ed a quel tempo nel 2008, incredibilmente, stavo ancora scrivendo trattati sul Guardian attaccando la scienza degli OGM pur senza aver fatto nessuna ricerca accademica sull’argomento ed avendone una conoscenza personale piuttosto limitata. Credo che non avessi mai letto nemmeno un articolo scientifico sulle biotecnologie o sulla scienza botanica.

Ovviamente questa contraddizione non era tollerabile. Quello che realmente mi ha spinto sono stati dei commenti al mio ultimo articolo anti OGM che ho scritto per il Guardian. In particolare una persona mi scrisse: “così sei contro gli OGM perché sono commercializzati da grosse multinazionali. Sei anche contrario alla ruota perché è commercializzata da grandi industrie automobilistiche?”

Così ho iniziato a fare delle letture. E ho scoperto che, una ad una, le mie convinzioni sugli OGM si rivelavano essere poco di più che verdi leggende metropolitane.

Avevo supposto che gli OGM avrebbero aumentato l’uso dei pesticidi. Ho scoperto che il cotone o il mais resistenti ai parassiti hanno bisogno di meno insetticidi.

Avevo supposto che gli OGM portassero benefici solo alle grandi multinazionali. Ho scoperto che miliardi di dollari di benefici favorivano gli agricoltori che necessitavano di minori entrate.

Avevo supposto che le tecnologie Terminator stavano derubando gli agricoltori del diritto di conservare i semi. Ho scoperto che i semi ibridi hanno fatto questo molto tempo fa e che Terminator non è mai arrivato.

Avevo supposto che nessuno volesse gli OGM. Ho scoperto che il cotone BT è stato piratato verso l’India e la soia RR verso il Brasile perché gli agricoltori erano impazienti di poterli usare.

Avevo supposto che gli OGM fossero pericolosi. Ho scoperto che è un metodo più sicuro e più preciso che la selezione tradizionale tramite mutagenesi, ad esempio. L’ingegneria genetica permette di muovere una coppia di geni, mentre la selezione tradizionale modifica l’intero genoma in un processo di prove ed errori.

E cosa dire invece del mescolare insieme geni provenienti da specie differenti? Il pesce ed il pomodoro? Ho scoperto che i virus lo fanno continuamente, come gli insetti e le piante, e persino noi. Si chiama flusso genetico.

Ma quello era solo l’inizio. Così nel mio terzo libro, “Le specie di Dio”, mi sono liberato di tutta l’ortodossia ambientalista e ho provato a guardare al quadro generale su scala planetaria.

E questa è la sfida che ci aspetta oggi: entro il 2050 dovremo sfamare 9.5 miliardi di persone, si spera sempre meno povere, utilizzando la stessa area terrestre di cui disponiamo oggi, usando meno fertilizzante, acqua e pesticidi e nel contesto di un rapido cambiamento climatico.

Cerchiamo di analizzare la cosa. So che in un intervento alla conferenza dello scorso anno l’argomento era la crescita della popolazione. E anche a riguardo di ciò siamo in presenza di molti miti. Le persone pensano che l’alto tasso di natalità dei paesi del terzo mondo sia il grosso problema; in altre parole le popolazioni povere hanno troppi bambini e dunque c’è bisogno di pianificazione delle nascite o addirittura di politiche drastiche come quella del figlio unico. La realtà è che la fertilità naturale media è in diminuzione verso circa 2.5 e se si considera che il ricambio naturale è di 2.2 non siamo poi così al di sopra. E allora da dove viene questa enorme crescita della popolazione mondiale? Viene dalla diminuita mortalità infantile, sempre più giovani infatti crescono fino a riprodursi piuttosto che morire durante la giovinezza per malattie prevenibili.

La rapida diminuzione della mortalità infantile è una delle migliori notizie del nostro decennio e la terra di origine di questa magnifica storia di successo è l’Africa subsahariana. Non che ci siano legioni di nuovi bambini pronti a nascere: secondo le parole di Hans Rosling siamo al picco dei bambini. Nel mondo vivono circa due miliardi di bambini oggi e non ce ne saranno mai più di questi a causa della fertilità in diminuzione.

Ma sempre più bambini di questi 2 miliardi sopravvivranno fino all’età adulta e avranno a loro volta figli. Essi sono i genitori dei giovani adulti del 2050. E’ l’origine della popolazione di 9.5 miliardi del 2050. Non c’è bisogno di aver perso un figlio, Dio lo impedisca, e nemmeno di essere genitore per sapere che la diminuzione della mortalità infantile è una cosa buona.

Di quanto cibo avrà bisogno questa gente? Secondo le ultime proiezioni, pubblicate lo scorso anno nei Proceedings dell’Accademia Nazionale delle Scienze, assisteremo ad un aumento della domanda globale di oltre il 100% entro la metà del secolo. Questo è quasi interamente dovuto alla crescita del Prodotto Interno Lordo, specialmente nei paesi in via di sviluppo. In altre parole, avremo bisogno di produrre più cibo non solo per tenere il passo dell’aumento di popolazione, ma anche perché la povertà sarà gradualmente ridotta insieme alla diffusa malnutrizione che ancora oggi costringe 800 milioni di persone ad andare a dormire affamati ogni giorno. E sfido chiunque in una nazione ricca ad affermare che la crescita di Prodotto Interno Lordo in una nazione povera sia una brutta cosa.

Ma il risultato di questa crescita è che abbiamo delle sfide ambientali molto serie da affrontare. La conversione della terra è una grande sorgente di gas serra e forse la prima causa della perdita di biodiversità. Questa è un’altra ragione perché intensificare le colture è essenziale: dobbiamo crescere di più in una superficie limitata in modo da conservare le foreste pluviali e i rimanenti habitat naturali dalla distruzione.

Dobbiamo anche affrontare la limitatezza di acqua, non solo per lo svuotamento delle falde acquifere, ma anche per le siccità che prevediamo colpiranno con maggiore intensità le aree agricole dei continenti a causa dei mutamenti climatici. Prendendo più acqua dai fiumi inoltre acceleriamo la perdita di biodiversità in questi fragili ambienti.

Bisogna anche gestire meglio l’uso dell’azoto: i fertilizzanti artificiali sono essenziali per sfamare l’umanità, ma un utilizzo inefficiente implica zone morte nel golfo del Messico e in molte altre zone costiere nel mondo, così come l’eutrofizzazione nei sistemi di acque dolci.

Non è sufficiente sederci ed attendere che l’innovazione tecnologica risolva i nostri problemi. Dovremo essere molto più attivi e strategici di così. Dovremo assicurarci che l’innovazione tecnologica si muova più velocemente e nella direzione che più ci serve.

In un certo senso ci siamo già trovati in questa situazione. Quando Paul Ehrilch ha pubblicato il suo “Population Bomb” nel 1968, ha scritto: “La battaglia per sfamare l’intera umanità è terminata. Negli anni 70 centinaia di milioni di persone moriranno di fame indipendentemente da qualsiasi terapia d’urto noi possiamo implementare ora.” Il suggerimento era palese: in nazioni come l’India le persone moriranno di fame prima o poi, e quindi gli aiuti alimentari andrebbero eliminati per ridurre la crescita demografica.

Non era scontato che Ehrlich avesse torto. In effetti, se tutti avessero seguito il suo consiglio, centinaia di milioni di persone sarebbero effettivamente morte inutilmente. Invece successe che la malnutrizione fu drasticamente ridotta e l’India divenne un paese auto-sufficiente dal punto di vista alimentare grazie a Norman Borlaug e alla sua rivoluzione verde.

E’ importante ricordare che Bourlag era preoccupato della crescita demografica tanto quanto Ehrlich. Solamente pensava che valesse la pena provare a far qualcosa a riguardo. Era pragmatico perché pensava che si dovesse fare il possibile, ma era anche idealista perché pensava che le persone avessero dovunque il diritto ad avere abbastanza da mangiare.

Cosa fece dunque Norman Borlaug? Si rivolse alla scienza e alla tecnologia. L’umanità è una specie che costruisce utensili: dai vestiti all’aratro, la tecnologia è la cosa che ci distingue maggiormente dalle altre scimmie. E molto del suo lavoro si focalizzò sul genoma delle principali colture domestiche: se il grano, ad esempio, potesse essere più corto e più orientato a produrre semi piuttosto che gambi, allora la resa aumenterebbe e la perdita di grano dovuta alla semina sarebbe minimizzata.

Prima che Bourlag morisse nel 2009, egli passò molti anni battendosi contro coloro i quali per ragioni ideologiche e politiche si opponevano alle innovazioni in agricoltura. Citandolo: “Se gli oppositori riuscissero ad impedire le biotecnologie agricole, essi accelererebbero le carestie e la crisi della biodiversità globale che vanno predicando da circa 40 anni.”

E grazie al diffondersi delle cosiddette campagne ambientaliste provenienti dai paesi benestanti, oggi siamo pericolosamente vicini a questo punto. La biotecnologia non è ancora stata fermata, ma è stata resa incredibilmente costosa per tutti tranne che per le grosse corporation.

Ora costa decine di milioni far passare una coltura attraverso i sistemi regolatori di differenti paesi. Le ultime stime di CropLife indicano in 139 milioni i costi per passare dalla scoperta di una nuova coltura alla sua commercializzazione totale ed in questo modo il settore open-source o quello pubblico hanno veramente poche possibilità.

C’è una deprimente ironia nel fatto che gli attivisti anti-biotech si lamentino del fatto che le sementi OGM siano commercializzate unicamente dalle grandi multinazionali quando è una situazione che è stata provocata da loro stessi più di ogni altro.

In Europa il sistema è allo stallo e molte sementi OGM aspettano da un decennio o più l’approvazione, ma il processo è costantemente bloccato dalle contorte politiche domestiche delle nazioni anti-biotech come la Francia o l’Austria. Nel resto del mondo il tempo di approvazione è cresciuto a più di 5 anni e mezzo dai 3.7 del 2002. Le complicazioni burocratiche stanno diventando peggiori.

Vale la pena ricordare che la Francia ha a lungo rifiutato l’importazione della patata perché era un prodotto americano. Come un commentatore ha dichiarato recentemente, l’Europa è sul punto di diventare un museo del cibo. Noi consumatori ben nutriti siamo accecati dalla romantica nostalgia di una agricoltura del passato. Questo è perché abbiamo abbastanza di cui sfamarci e possiamo indulgere nelle nostre illusioni estetiche.

Ma allo stesso tempo la crescita dei raccolti è globalmente ferma per quanto riguarda le maggiori coltivazioni, come ha indicato in una ricerca pubblicata lo scorso mese da Jonathan Foley su Nature Communications. Se non riportiamo indietro la crescita dei raccolti al corretto andamento, avremo sicuramente problemi a far fronte alla crescita demografica e alla conseguente domanda, i prezzi aumenteranno e sempre più terra verrà convertita da terra naturale a terra agricola.

Per citare ancora Norman Borlaug: “Io dico che il mondo ha la tecnologia, già disponibile o comunque in uno stadio di sviluppo avanzato, per sfamare in modo sostenibile una popolazione di 10 miliardi di persone. La domanda più pertinente oggi è se agli agricoltori verrà permesso di usare questa tecnologia. Mentre le nazioni benestanti possono permettersi di adottare posizioni a rischio molto basso e pagare di più per cibo prodotto con i cosiddetti metodi biologici, il miliardo di persone cronicamente malnutrito delle nazioni povere e carenti di cibo non può.”

Come dice Borlaug, forse il mito più pericoloso è quello che la produzione biologica sia migliore sia per le persone che per l’ambiente. L’idea che sia più salutare è stata ripetutamente smentita dalla letteratura scientifica. Sappiamo anche da molti studi che il biologico è molto meno produttivo, con rese inferiori fino al 40-50% a parità di superficie coltivata. La Soil Association in un recente rapporto sullo sfamare il mondo l’ha tirata molto per le lunghe per evitare di menzionare il gap di Produttività.

Ne ha menzionato il fatto che, tenendo conto degli effetti della sostituzione della terra, il biologico è anche peggiore per la biodiversità. Invece hanno parlato di un mondo ideale In cui i popoli occidentali mangino meno carne e calorie in modo chele persone nei paesi In via di sviluppo possano averne di più. Tutto questo è semplicemente assurdo.

Pensandoci bene, il movimento biologico è fondamentalmente reazionario. Non accetta molte tecnologie moderne solo per principio. Come gli Amish in Pennsylvania, che hanno bloccato la loro evoluzione tecnologica al carretto con i cavalli nel 1850, il movimento biologico è rimasto fermo a qualche anno intorno al 1950, e senza un motivo migliore.

E comunque nemmeno applica questa idea in modo coerente. Stavo recentemente leggendo sulla rivista della Soil Association che è consentito eliminare le erbacce con i lanciafiamme oppure con la corrente elettrica, ma erbicidi benigni come il glifosato non sono ammessi perché Sono sostanze chimiche artificiali.

In realtà non c’è nessun motivo per cui evitare Sostanze chimiche dovrebbe esseri positivo per l’ambiente, anzi è vero l’opposto. Una Recente ricerca di Jesse Ausubel e del suo gruppo Dell’ Università di Rockfeller ha mostrato quanta Superficie aggiuntiva andrebbe coltivata oggi dai contadini indiani se usassero tecnologie del 1961 per ottenere gli stessi raccolti complessivi di oggi. La risposta è 65 milioni di ettari, una superficie come quella della intera Francia.

In Cina, i coltivatori di mais hanno risparmiato 120 milioni di ettari, un area doppia di quella della Francia, grazie alle moderne tecnologie per aumentare la resa. Su una scala globale tra il 1961 il 2010 l’area coltivabile è cresciuta solo sul 12%, mentre le kilocalorie per persona sono aumentate da 2200 a 2800 (n.d.t. circa il 27%). Così anche con 3 miliardi di persone in più, Ognuno ha avuto più cibo grazie ad un aumento della produzione di circa il 300% nello stesso periodo.

Quindi, quanto terreno nel mondo è stato risparmiato in questo processo grazie a questi importanti aumenti dei raccolti, per i quali le sostanze chimiche hanno giocato un ruolo cruciale? La risposta è 3 miliardi di ettari, l’equivalente di due Americhe del Sud. Oggi non ci sarebbe rimasta nessuna foresta Amazzonica senza questi aumenti nei raccolti. Non ci sarebbero nemmeno più tigri in India o Oranghi in Indonesia. Questo è il motivo per cui non capisco perché molti degli oppositori della tecnologia nell’agricoltura si definiscono ambientalisti.

E dunque da dove viene questa opposizione? Sembra ci sia l’opinione diffusa che la moderna tecnologia equivalga a maggiori rischi. Effettivamente ci sono molti metodi veramente naturali e biologici di affrontare le malattie e la morte come la vicenda dei germogli biologici in Germania ha dimostrato nel 2011. Ci fu una catastrofe in termini di salute pubblica, con lo stesso numero di morti e malattie di quelli causati da Chernobyl, perché l’E.coli probabilmente di origine animale aveva infettato i Semi dei germogli provenienti dall’Egitto.

Morirono un totale di 53 personee3500 ebbero gravi problemi ai reni. E perché questi consumatori avevano scelto il biologico? Perché pensavano che fosse più sicuro e più salutare, ed erano più spaventati dei rischi completamente banali che vengono da pesticidi e fertilizzanti chimici altamente controllati.

Guardando a questa situazione senza pregiudizi, la maggior parte del dibattito, sia in termini di anti-OGM che di biologico, si basa semplicemente sull’errore naturalistico, cioè sull’assunzione che naturale è buono e artificiale è cattivo. Questo è un errore perché esiste una moltitudine di modi per morire e veleni completamente naturali, ed i parenti dei morti di E.coli ve lo possono confermare.

Per i sostenitori del biologico, questo errore è stato assurto a principio primo di un intero Movimento. Tutto questo è irrazionale e la terra ed i nostri figli meritano di meglio.

Questo non significa che l’agricoltura biologica non abbia nulla da offrire, Sono state sviluppate molte buone tecniche, come i raccolti incrociati (intercrop) e le coltivazioni accoppiate (companion planting), che possono dare un grosso beneficio per l’ambiente, anche se tendono richiedere molta manodopera. Anche i principi dell’agro-ecologia come il riciclo dei nutrienti e la promozione della diversità delle fattorie andrebbero presi in considerazione più seriamente ovunque.

Ma il biologico è contro il quando si rifiuta di permettere l’innovazione. Di nuovo usando gli OGM come esempio più ovvio, molti OGM di terza generazione permettono di non usare sostanze chimiche pericolose per l’ambiente, perché il genoma della specie in questione è stato alterato in modo da permettere alla pianta di proteggersi da sola dai parassiti. Perché questo non è biologico?

Il biologico è negativo anche quando viene usato per togliere la scelta agli altri. Uno degli argomenti più comuni contro gli OGM è che gli agricoltori biologici verrebbero contaminati con il polline OGM, e quindi nessuno andrebbe autorizzato ad usarli. Così i diritti di una minoranza benestante, che si riduce in definitiva a consumatori le cui preferenze sono basate su motivi estetici, non rispettano il diritto di tutti gli altri ad usare specie migliorate che poterebbero benefici all’ambiente.

Lo sono totalmente per un mondo di diversità, ma questo significa che un sistema agricolo non può affermare di avere il monopolio sulla virtù è puntare ad esclude ogni altra opzione. Perché non possiamo avere una coesistenza pacifica? Questo è particolarmente il caso quando ci tiene legati a vecchie tecnologie che hanno rischi intrinseci maggiori delle nuove.

Sembra che tutti debbono rendere omaggio al biologico e mettere in discussione questa ortodossia non è pensabile. Bene, io sono qui oggi per mettere in discussione tutto questo.

Il più grande rischio di tutti è che il motivo per cui non ci avvantaggiamo di tutte le opportunità dell’innovazione non sia nulla di più che cieco pregiudizio. Permettetemi di fare un paio di esempi, entrambi purtroppo riguardanti Greenpeace.

Lo scorso anno GP ha distrutto un raccolto di grano OGM in Australia per i classici motivi che io conosco bene per avervi partecipato in prima persona. Quella era una ricerca pubblica finanziata dall’istituto di ricerca Scientifica del Commonwealth, ma non importa. Erano contrari perché era OGM e innaturale.

Quello che la gente non sa è che una delle sperimentazioni in corso, che fortunatamente gli attivisti di Greenpeace con le loro falciatrici non sono riusciti a distruggere, ha portato accidentalmente ad un incremento del raccolto di uno straordinario 30%. Pensate. Questo progresso non sarebbe mai stato raggiunto se Greenpeace avesse avuto successo nel distruggere questa innovazione. Come Peter Kendall, presidente dell’NFU, ha recentemente suggerito, è come bruciare i libri di una biblioteca prima che qualcuno abbia il tempo di leggerli.

Il secondo esempio viene dalla Cina, dove Greenpeace è riuscita a scatenare il panico mediatico a livello nazionale affermando che due dozzine di bambini erano state usate come cavie per i test di riso golden OGM. Non hanno minimamente preso in costituzione il fatto che questo riso fosse più salutare e che potrebbe salvare ogni anno migliaia di bambini dalla cecità e dalla morte correlate con la mancanza di vitamina A.

Quello che è accaduto è stato che i tre scienziati cinesi citati nel comunicato stampa di Greenpeace sono stati braccati pubblicamente e hanno persino perso il lavoro e in una nazione autocratica come la Cina sono seriamente in pericolo. A livello internazionale a causa dell’eccesso di regolamentazione il riso golden è in attesa da oltre un decennio e grazie alle attività dei gruppi come Greenpeace potrebbe non essere mai disponibile per i poveri con carenze di vitamine.

Questo a mio avviso è immorale e disumano, perché priva i bisognosi di qualcosa che aiuterebbe loro e i loro figli per le preferenze estetiche di gente ricca e lontana e che non si trova in nessun pericolo per carenza di vitamina A. Greenpeace è una multinazionale da 100 milioni di dollari l’anno e come tale ha una responsabilità morale proprio come qualsiasi altra società di grandi dimensioni.

Il fatto che il golden rice sia stato sviluppato nel settore pubblico e di pubblica utilità non rompe il ghiaccio con gli oppositori OGM. Prendete Rothamsted Research, il cui direttore Maurice Moloney parlerà domani. L’anno scorso Rothamsted ha iniziato la sperimentazione di un grano OGM resistente agli afidi che non avrebbe bisogno di nessun antiparassitario per combattere questo parassita.

Poiché è OGM gli attivisti erano determinati a distruggerlo. Non ci sono riusciti a causa del coraggio del professore John Pickett e del suo team, che è riuscito a far sì che YouTube e i media raccontassero il perché la loro ricerca fosse importante e perché non avrebbe dovuto essere gettata via. Sono state raccolte migliaia di firme per una petizione quando gli attivisti anti-OGM ne raccolsero solo un paio di centinaia e così la tentata distruzione è stata un flop.

Un intruso è riuscito comunque a scalare la recinzione. Egli si è rivelato essere il perfetto stereotipo manifestante anti-OGM – un vecchio aristocratico alunno di Eton il cui passato vivace rende il nostro marchese di Blandford un modello di cittadinanza responsabile.

Questo attivista di elevate origini ha sparso semi di grano biologico nel sito di sperimentazione in quello che voleva presumibilmente essere una dichiarazione simbolica di naturalezza. Il team del professor Pickett mi ha detto di avere usato una soluzione molto poco tecnologica per sbarazzarsi di questo seme – sono andati in giro con un’aspirapolvere portatile per pulire tutto.

Quest’anno, oltre a ripetere la sperimentazione del grano, Rothamsted sta lavorando su semi oleosi ricchi di Omega 3 che potrebbero sostituire il pesce selvatico nel mangime dei salmoni d’allevamento. Questa ricerca potrebbe così contribuire a ridurre lo sfruttamento della pesca consentendo di utilizzare in acquacoltura materie prime cresciute sulla terra. Sì è OGM, quindi aspettatevi che gli anti-OGM si oppongano anche a questo, nonostante gli evidenti benefici ambientali in termini di biodiversità marina.

Non so voi, ma io ne ho avuto abbastanza. Quindi la mia conclusione qui oggi è molto chiara: il dibattito sugli OGM è concluso. È finito. Non abbiamo più bisogno di discutere se sia o no sicuro – oltre un decennio e mezzo con 3 miliardi di pasti OGM consumati e non c’è non è mai stato un singolo caso conclamato di danno. Si hanno maggiori probabilità di essere colpiti da un asteroide piuttosto che essere danneggiati da alimenti geneticamente modificati. Per essere ancora più precisi, ci sono state delle persone morte per avere scelto cibo biologico, ma nessuno è mai morto per aver mangiato OGM.

Proprio come ho fatto io 10 anni fa, Greenpeace e la Soil Association affermano di essere guidati dalla scienza del consenso, come sui cambiamenti climatici. Ebbene sugli OGM c’è un consenso scientifico solido come una roccia, sostenuto dall’Associazione Americana per l’Avanzamento della Scienza, dalla Royal Society, e da istituti della salute e da accademie scientifiche nazionali in tutto il mondo. Eppure questa scomoda verità viene ignorata perché è in conflitto con la loro ideologia.

Un ultimo esempio è la triste storia della patata OGM resistente ai batteri. E’ stata sviluppata dal laboratorio Sainsbury e da Teagasc, un istituto irlandese pubblico – ma il Partito Verde irlandese, cui leader spesso frequenta questa stessa conferenza, si è talmente opposto da avere intentato una causa giudiziaria.

Tutto ciò malgrado il fatto che la patata batterico resistente avrebbe evitato agli agricoltori di fare 15 applicazioni fungicide per stagione, che il trasferimento di polline non fosse un problema perché le patate si riproducono per clonazione e che il gene incriminato fosse venuto da un parente selvatico della patata.

Sarebbe stata una bella rivincita storica avere avuto una patata batterico resistente sviluppata in Irlanda, dato il milione o più che morì a causa della carestia delle patate a metà del XIX secolo. Sarebbe stata una cosa meravigliosa per l’Irlanda essere il primo paese ad aver sconfitto questa piaga. Ma grazie al Partito verde irlandese, così non è stato.

Purtroppo ora gli attivisti anti-OGM hanno i burocrati al loro fianco. Galles e Scozia sono ufficialmente liberi dagli OGM, prendendo superstizioni medievali come imperativi strategici per governi che dovrebbero essere guidati dalla scienza.

Purtroppo è lo stesso in gran parte dell’Africa e dell’Asia. L’India ha respinto la melanzana Bt, anche se ridurrebbe le applicazioni di insetticida nel campo ed i residui sulla frutta. Il governo in India è sempre più succube di ideologi retrivi come Vandana Shiva, che idealizza l’agricoltura da villaggio preindustriale nonostante il fatto storico che fosse un’età di ripetute carestie e di insicurezza strutturale.

In Africa ‘no OGM’ è ancora il motto di molti governi. Il Kenya per esempio ha effettivamente vietato gli alimenti geneticamente modificati a causa di presunti “rischi per la salute”, nonostante il fatto che essi potrebbero contribuire a ridurre la malnutrizione ancora dilagante nel paese – e la malnutrizione è un rischio assolutamente provato per la salute, senza alcun bisogno di prove ulteriori. In Kenya se si sviluppa una coltura OGM che fornisce una nutrizione migliore o un rendimento più elevato per aiutare gli agricoltori più poveri si rischia di andare in galera per 10 anni.

Così questa innovazione agricola di cui si ha disperatamente bisogno è strangolata da una valanga soffocante di regolamenti che non sono basati su alcuna razionale valutazione scientifica del rischio. Il rischio oggi non è se qualcuno verrà danneggiato da alimenti geneticamente modificati, ma che milioni saranno danneggiati dal non avere cibo a sufficienza perché una minoranza rumorosa di persone nei paesi ricchi vuole che i suoi pasti siano ciò che essa considera naturale.

Spero che ora le cose stiano cambiando. La meravigliosa Fondazione Bill e Melinda Gates ha recentemente devoluto 10 milioni di dollari per il John Innes Centre per iniziare a lavorare per integrare capacità di fissaggio dell’azoto nelle colture alimentari più importanti, a partire dal mais. Sì, Greenpeace, sarà OGM. Fatevene una ragione. Se su scala globale stiamo andando verso la riduzione del problema dell’inquinamento da azoto allora avere le principali colture in grado di fissare da sole il proprio azoto è un obiettivo che vale la pena inseguire.

So che è politicamente scorretto dire tutto questo, ma abbiamo bisogno a livello internazionale di una dose maggiore sia di sfatare questi falsi miti che di ridurre la regolamentazione. Gli scienziati che conosco si tengono la testa tra le mani quando parlo di questo con loro perché i governi e così tante persone hanno una percezione del rischio così assolutamente sbagliata e si oppongono ad una tecnologia estremamente necessaria.

Norman Borlaug è morto ormai, ma penso che onoriamo la sua memoria e la sua visione quando ci rifiutiamo di cedere alle ortodossie politicamente corrette quando sappiamo che sono errate. La posta in gioco è alta. Se continueremo a sbagliare in questo modo le prospettive di vita di miliardi di persone saranno danneggiate.

Così sfido tutti voi oggi a mettere in discussione le vostre convinzioni su questi argomenti e vedere sopravvivono ad un esame razionale. Chiedete sempre le prove, come il gruppo di opinione Sense About Science consiglia, e assicuratevi di andare oltre i rapporti autoreferenziali delle campagne delle ONG.

Ma più importante di tutto, gli agricoltori dovrebbero essere liberi di scegliere che tipo di tecnologie adottare. Se si pensa che i vecchi modi siano i migliori, va bene. E’ un vostro diritto.

Quello che non avete il diritto di fare è di ostacolare gli altri che sperano e si sforzano per modi diversi di fare le cose, si spera in modo migliore. Agricoltori che capiscono le pressioni di una popolazione in crescita e di un mondo di riscaldamento. Che capiscono che le rese per ettaro sono la metrica ambientale più importante. E che capiscono che la tecnologia non smette mai di svilupparsi, e che anche il frigorifero e l’umile patata erano nuovi e spaventosi una volta.

Quindi il mio messaggio per la lobby anti-OGM, dalle schiere di aristocratici inglesi e di famosi chef ai buongustai degli Stati Uniti fino ai gruppi di contadini dell’India, è questo. Avete diritto alla vostra opinione. Ma dovete sapere ormai che non è supportata dalla scienza. Stiamo arrivando ad un punto di crisi e per il bene sia della popolazione che del pianeta, ora è il momento per voi di togliervi di mezzo e lasciare il resto di noi a continuare a sfamare il mondo in modo sostenibile.

Grazie.”

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35 risposte a Perché ho cambiato idea sugli OGM

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  5. PB ha detto:

    Un grande politico del periodo rivoluzionario francese disse per la prima volta: «Solo gli imbecilli non cambiano mai opinione». Opinione che chiaramente deriva dal pensiero fortemente illuminista di quegli anni. La rivoluzione forse fu un estremismo in tal senso ma oggi stiamo andando, credo, verso una nuova età buia della ragione… C’è chi parla di nuovo medio-evo imminente. Sarà…

    Comunque le persone come Lynas, in grado di cambiare idea in maniera così coraggiosa, mi danno speranza. Grazie Luca!

  6. lucadifino ha detto:

    Volevo segnalare una bella discussione sull’argomento nei commenti al mio pezzo su Scientificast http://www.scientificast.it/2013/01/25/si-puo-essere-ambientalisti-pro-ogm/

  7. VoceIdealista ha detto:

    Un ecologista che cambia idea? Questo sì che è un miracolo! Gliene do atto, magari fossero tutti come lui.

    • Emilio ha detto:

      Neanche tanto, George Monbiot e’ diventato pro-nucleare DOPO aver osservato quanto successo alla centrale Fukushima Dai-Chi e quanto NON successo alla centrale Fukushima Dai-Ni…

  8. paolo amadei ha detto:

    “La meravigliosa fondazione bill e melinda gates” gia’ questa frase è emblematica…..la fondazione gates nel 2007 è stata al centro di un’inchiesta molto dettagliata del los angeles times,dona per evitare tassazione,cosi’ si dona denaro per fare ricerca,ma a chi? Alla exxon mobil,alla chevron,total,shell, tra i piu’ grandi inquinatori al mondo e a varie multinazionali farmaceutiche che mantengono prezzi altissimi per quanto riguarda i farmaci anti aids…..vogliamo sapere il parere dei coltivatori,dei contadini, questo Lynas mi puzza tanto di monsanto….

    • francesco spirito ha detto:

      che diamine di capra, mamma mia.
      come leggere e non capire ASSOLUTAMENTE NULLA.

      • Alberto Guidorzi ha detto:

        Un altro che conosce tutto dei segreti delle multinazionali, ma vi telefonate con Bill Gates?
        Se l’8 per mille o il 5 per mille lo potessi destinare a te stesso lo daresti ad una chiesa o ad una organizzazione. Lo dai perchè tanto te li destinano ugualmente. a chi pare a loro. Che differenza c’è tra te e Bill Gates?

      • paolo amadei ha detto:

        Wow…il mio otto per mille? Lo do a chi lavora nel sociale,a chi sta realmente vicino alle persone,lo do a medici senza frontiere,a action aid,a survival international,non alla monsanto,alla exxon o a una qualsiasi multinazionale farmaceutica.C’è un articolo interessante,per me almeno,si intitola “il lato oscuro della filantropia della fondazione bill e melinda gates”,ognuno ha le sue idee,forse ci sono altre capre in giro….

  9. Alberto Guidorzi ha detto:

    Paolo Amadei

    NOn ti è mai venuto in mente a proposito del cambiamento di opinione di Lynas sugli OGM, che non si sia accorto di una cosa lapalissiana da sempre e che i milgiori alleti della Monsanto sono stati gli ecologisti che hanno preteso che i tratti genetici passassero sotto esame in modo talmente complesso e costoso che le Piante geneticamente modificate le può creare e mettere in commercio solamente una multinazionale dotata di ingenti capitali. Hai idea cosa costa preparare un dossier per far accettare un tratto genetico modificato? Nessun sementiere che non faccia parte di una multinazionale se lo può permettere e tanto meno la ricerca pubblica.

    Certo che il vostro principio di precauzione ha dato dei bei risultati.

    Potrebbe essere comprensibile un’attenzione particolare ad un gene esogeno al regno di appartenenza della pianta, ma pretendere la stessa trafila sperimentale e dimostrativa per un gene appartenente alla stessa specie che si può trasferire benissimo mediante l’incrocio è veramente fuori dal mondo.

    Tu mi potresti dire: “ma se si può fare con il metodo naturale dell’incrocio perchè si deve scegliere il DNA ricombinante?” La risposta è semplice, se il gene viene dalla specie selvatica, che non ha accumulati i geni utili per farne una pianta coltivata, sai quante generazioni occorrono per introdurlo? Una decina d’anni, ciò per il semplice fatto che assieme al gene utile vanno a finire nella pianta coltivata il 50% dei geni selvatici che bisogna eliminare.

    Se vi deste una minima infarinatura di genetica prima di sparare commenti !

  10. paolo amadei ha detto:

    Alberto,non metto in dubbio le tue tesi di genetica,che io non ho studiato peraltro,ma penso che l’ultima parola,sull’efficacia dei semi geneticamente modificati spetti ai contadini.La monsanto ha presentato nel 2012 un cotone geneticamente modificato come la scoperta del secolo,cotone che pero’,una volta seminato,sia negli stati uniti,sia in india, si è rivelato un fallimento totale,sia dal punto di vista della produzione che da quello della resistenza ai parassiti.

  11. Alberto Guidorzi ha detto:

    Paolo
    No! Mi dispiace ma sei male informato.
    In India in 8 anni si è passati da 0 al 90% di superfici coltivate a cotone OGM. Ti informo che cper combattere i parassiti del cotone occorrevano anche 15 trattamenti parassitari con pesticidi di I classe, cioè i più pericolosi, mentre con il cotone Bt con uno o due trattamenti si riesce a portare a termine la coltivazione. Vi erano anni che in India molte coltivazioni andavano distrutte dai vermi che bucavano i bottoni fiorali. In Burkina Faso è stata la stessa cosa ed ora anche qui il cotone è 90% OGM.
    La Monsanto in India ha usato una strategia particolare in quanto non ha modificato geneticamente una sua varietà, ma ha modificato le migliori varietà locali e quindi l’accettazione da parte dei contadini è stata più facile.
    Non credere alla balla che i contadini si sono suicidati, come dice Vandana Shiva, per l’obbligo a seminare il cotone OGM. I contadini si suicidano perchè coltivano a credito e spesso non riescono a pagare il debito, ma questo capitava anche prima.

    Al limite il Cotone OGM Bt ha reso meno servigi in USA in quanto qui la tmaggiore tecnicità dei coltivatori riusciva comunque a proteggere le coltivazioni. Quindi di vantaggi non ne ha praticamente portati, con un ma, però, il problema negli USA è il tempo nel senso che se possono risparmiare tempo, e con il cotone OGM lo risparmiano, sono ben felici perchè lo possono dedicare a coltivare maggiori superfici.

    Purtroppo queste cose non le leggi facilmente, normalmente ti dicono dei suicidi, delle coltivazioni che non producono di più a parità di condizioni ecc. ecc. Infatti se io ho una varietà non OGM e la riesco a difendere alla perfezione produco come le varietà OGM. Quindi sentirai dire che tra OGM e non OGM non vi è nessuna differenza e quindi non vale la pena coltivarli, ma dimenticano di dirti che quasi sempre una varietà non OGM molta produzione non può essere commercializzata perchè i fili del fiocco di cotone sono tutti tagliati dal verme.

    Dire che la Monsanto ha messo in commercio una varietà scadente non è praticamente credibile per il semplice motivo che essa prima di commercializzarle le prova anonimamente in molti ambienti e se le capita di aver costituito qualcosa di poco valido lo scarta prima che vada in commercio. IN Agricoltura le bugie hanno le gambe corte perchè tutto si misura con la bilancia ed il numero lo si moltiplica per il prezzo unitario. I contadini imbrogliati una volta non li imbrogli più, preferiscono farsi imbrogliare da un altro.

  12. paolo amadei ha detto:

    Buonasera Alberto,ti chiedo solo questo:come mai nel 2010 la rivista statunitense “science” pubblico’ uno studio del chinese academy of agricoltural science,è tutto in rete,dove si dimostra il contrario di quello che stai dicendo tu?

  13. paolo amadei ha detto:

    Il titolo del rapporto in questione è “mirid bug outbreaks in multiple crops correlated with wide-scale adoption of bt cotton in china” è possibile leggerlo nel sito di “Science”.

    • Alberto Guidorzi ha detto:

      Ho letto l’articolo di cui mi hai trasmesso il titolo, ma o tu ti sei sbagliato oppure mi hai citato qualcosa che interessa il cotone Bt ma che dice tutt’altro che il cotone Bt produce meno. Dice solo una cosa ovvia e che è sempre da mettere in preventivo quando si modifica un equilibrio naturale. Tutto sta a stabilire un bilancio dei pro e dei contro. Quindi non vedo come tu lo possa contrapporre a quanto dicevo io in precedenza.

      La ricerca infatti dice che in Cina l’uso di sementi OGM accettato con molti benefici dai piccoli coltivatori cinesi ha favorito un insetto imenottero non bersaglio della tossina Bt che quindi da parassita aspecifico è divenuto un parassita più specifico del cotone. Prima, quando si facevano anche 15 trattamenti antiparassitari al cotone, anche l’imenottero era ucciso e mantenuto a dei livelli di numerosità ininfluenti.
      Vorrei vedere che non fosse il contrario! Pensa che se accadesse il contrario vi è da cominciare a dubitare che la natura non abbia più i meccanismi di reazione, cioè il pianeta sta per morire.

      Non so se vale la pena che mi si dilunghi un momento per far comprendere la problematicità della coltivazione del cotone nel mondo sottosviluppato, però mi pare che il blog si presti anche a dare una visione del problema degli strumenti di miglioramento vegetale più ampia della solita tiritera No-OGM o Si-OGM. Pensate che da un’inchiesta del 1948 sono stati catalogati ben 1326 parassiti del cotone di cui ben 150 veramente dannosi e fra questi ve ne sono due devastatori, ambedue lepidotteri e che depongono le uova nella bocciolo del fiore del cotone e quindi quando nasce la larva ne mangia l’interno tagliando in pezzi le fibre del cotone. L’insetto ha più generazioni e quindi è proprio devastatore. Per molto tempo l’uso degli insetticidi è stato obbligatorio, ma in questi paesi si procedeva a preparare la miscela insetticida senza nessuna precauzione, gli irroratori erano primordiali e ci si poteva permettere solo le molecole di sintesi più pericolose in quanto avendo perso il mercato dei paesi sviluppati erano venduti a poco prezzo qui (i paesi sviluppati usavano molecole meno tossiche per l’ambiente e l’uomo, ma molto più costose). Questo si che ha provocato morti, ma anche suicidi perché l’estere fosforico usato era un veleno potentissimo e comodo.

      La ricerca scoprì che esisteva un batterio Bacillus thurigensis (ecco dove deriva l’acronimo Bt)che produceva una tossina specifica per i soli lepidotteri (assieme a tante altre letali per altri insetti) ne isolò il gene e lo trasferì nel genoma del cotone e quindi la pianta cominciò a produrre essa stessa la tossina, Cioè la larva come cominciava a mangiare moriva e non dava origine ad un’altra farfalla che deponeva migliaia di uova. Con questo sistema si evitano gran parte delle irrorazioni degli insetticidi sul cotone e la produzione è meglio salvaguardata. Esiste la tossina anche per gli imenotteri si tratterebbe di creare un OGM Bt apposito oppure trattare di nuovo con gli insetticidi, anche se prima vi è da verificare il danno.

      Conclusione l’articolo non mette per nulla in dubbio la produttività del Cotone Bt antilepidotteri e tanto meno la validità della trasformazione genetica per la risoluzione del problema dei parassiti anzi…..

  14. Alberto Guidorzi ha detto:

    Paolo Amadei

    Una Stato indiano vuole commercializzare sementi di cotone Bt al duplice scpo 1° fornire ai coltivatori una innovazione che da risultati, 2° limitare il prezzo delle sementi.

    http://www.indianexpress.com/news/in-a-first-state-govt-set-to-sell-bt-cotton-seeds/1075170/0

    Secondo te se il cotone Bt non risolvesse dei gravi problemi agronomici credi che un ente pubblico si prenda la briga di gestire l’innovazione negativa?

    • paolo amadei ha detto:

      Veramente non si parla di problemi di produttivita’,l’articolo parla di infestazioni di insetti,avvenute dopo aver usato cotone bt, al posto di quello tradizionale.Qui ai contadini era stato detto di ridurre le dosi di insetticida,in quanto il cotone bt produce il proprio insetticida,ma questo studio ,che è durato dieci anni ha evidenziato che spruzzando di meno le loro colture i contadini cinesi hanno causato il proliferare di tanti parassiti che hanno infestato le proprie aziende e quelle vicine,distruggendo altri raccolti,dice di frutta,ortaggi e mais,infestazioni potenzialmente catastrofiche per dieci milioni di coltivatori.Comunque per me i risultati si vedranno nei prossimi anni,se uno stato indiano li vuole commercializzare,presto vedremo cosa succede.Sugli enti pubblici indiani e anche italiani ci sarebbero tante cose da dire,buona serata!

      • Alberto Guidorzi ha detto:

        Scusa allora volgarizzo: se tu non avessi mai mangiato cavallette, ma avessi a disposizione solo quelle, pena il morir di fame cosa faresti, mi sembra lampante che ti mangi le cavallette e la smetti di mangiarle quando troverai qualcosa d’altro più appetibile.. E’, infatti, quello che è capitato all’imenottero che prima era tenuto a freno da 15 irrorazioni di insetticidi ora che non lo è più cresce di numero ed ognuno deve mangiare quindi si adatta a mangiare ciò che trova.

        Adesso però si tratta di ristabilire l’equilibrio, il che si può fare con qualche trattamento insetticida se sono due significa che 2 è meglio di 15 che si facevano prima. Risultato: ho salvato il cotone ed ho diminuito gli interventi insetticidi e d ho solo un piccolo problemino, ti pare poco?

        In natura non si fanno ipotesi fantasiose come hai fatto tu: Eccola:

        “distruggendo altri raccolti,dice di frutta,ortaggi e mais,infestazioni potenzialmente catastrofiche per dieci milioni di coltivatori.”

        Hai usato l’avverbio “potenzialmente”, è quindi una eventualità che lo studio non ha verificato essersi realizzata e quindi se fai un’ipotesi ne devi fare anche un’altra, che in natura si ritrovi un altro equilibrio vale a dire che la numerosità dell’imenottero cresciuto faccia crescere anche i suoi predatori e che quindi non capiti nulla di quello che tu ha ipotizzato forzando il testo dello studio.

        Sei veramente un bel tipo. Devi scegliere, dato che le coltivazioni di cotone non le puoi diminuire, o accetti 15 trattamenti insetticidi ( e non hai un imenottero che comunque non fa i danni dei parassiti veri del cotone) o semini gli OGM che devi convenire risolvono il problema ( e la % d’uso dei semi OGM te lo confermano). In natura moglie ubriaca e botte piena è una situazione non realizzabile.

        Ecco queste sono le ultime notizie sulle coltivazioni OGM nel mondo io me lo sono studiato, fallo anche tu:
        http://www.isaaa.org/resources/publications/briefs/44/executivesummary/default.asp

        Faccio notare che la maggioranza che coltiva OGM sono i coltivatori dei paesi in via di sviluppo e non dei paesi capitalisti come ti piacerebbe che fosse. Non vorrai far credere che gli oltre 17 milioni di coltivatori che coltivano specie OGM sono tutti dei fessi, vale a dire producono meno, non ottengono vantaggi e per di più si autodanneggiano.

        Scusa ma la tua posizione mi pare indifendibile con la logica, se mi dici invece che la tua è una posizione ideologica allora mi ritiro in buon ordine, perchè in tal caso è inutile.continuare la discussione.

      • Alberto Guidorzi ha detto:

        Scusa Paolo ti faccio notare, perchè non mi pare che tu l’abbia capito, ma il Cotone Bt produce la tossina solo per uccidere i lepidotteri e non le altre famiglie di insetti (è questo il bello degli OGM Bt, essi sono selettivi e non colpiscono indiscriminatamente come gli insetticidi di sintesi). Più ecologico di così cosa vuoi? Quindi ai cotonicoltori non sono state raccontate balle, ma si è detto loro che i bruchi più devastanti sarebbero morti ed infatti sono morti e loro sono stati contenti. Quindi nessun imbroglio.

    • giancarlo ranieri ha detto:

      Si, se sufficientemente pasturato.
      Nel Terzo e Quarto mondo le multinazionali del petrolio, del legname, dell’estrazione mineraria, dai diamanti all’uranio al coltan, fanno i loro comodi come Bhopal insegna e l’Amazzonia subisce.
      Nel campo della ingegneria genetica alcune multinazionali – si legge – vorrebbero brevettare tutto, fino addirittura a “pezzi” del genoma umano.
      Il punto non è certamente quello di demonizzare tutto ciò che è nuovo ma di riuscire a controllare lo strapotere di queste organizzazioni che, nel mondo, si stanno accaparrando tutte le risorse vitali del pianeta dall’acqua all’energia al petrolio che non è solo una fonte di carburanti fino appunto alle risorse alimentari.

  15. Alberto Guidorzi ha detto:

    Scusa allora volgarizzo: se tu non avessi mai mangiato cavallette, ma avessi a disposizione solo quelle, pena il morir di fame cosa faresti, mi sembra lampante che ti mangi le cavallette e la smetti di mangiarle quando troverai qualcosa d’altro più appetibile.. E’, infatti, quello che è capitato all’imenottero che prima era tenuto a freno da 15 irrorazioni di insetticidi ora che non lo è più cresce di numero ed ognuno deve mangiare quindi si adatta a mangiare ciò che trova.

    Adesso però si tratta di ristabilire l’equilibrio, il che si può fare con qualche trattamento insetticida se sono due significa che 2 è meglio di 15 che si facevano prima. Risultato: ho salvato il cotone ed ho diminuito gli interventi insetticidi e d ho solo un piccolo problemino, ti pare poco?

    In natura non si fanno ipotesi fantasiose come hai fatto tu: Eccola:

    “distruggendo altri raccolti,dice di frutta,ortaggi e mais,infestazioni potenzialmente catastrofiche per dieci milioni di coltivatori.”

    Hai usato l’avverbio “potenzialmente”, è quindi una eventualità che lo studio non ha verificato essersi realizzata e quindi se fai un’ipotesi ne devi fare anche un’altra, che in natura si ritrovi un altro equilibrio vale a dire che la numerosità dell’imenottero cresciuto faccia crescere anche i suoi predatori e che quindi non capiti nulla di quello che tu ha ipotizzato forzando il testo dello studio.

    Sei veramente un bel tipo. Devi scegliere, dato che le coltivazioni di cotone non le puoi diminuire, o accetti 15 trattamenti insetticidi ( e non hai un imenottero che comunque non fa i danni dei parassiti veri del cotone) o semini gli OGM che devi convenire risolvono il problema ( e la % d’uso dei semi OGM te lo confermano). In natura moglie ubriaca e botte piena è una situazione non realizzabile.

    Ecco queste sono le ultime notizie sulle coltivazioni OGM nel mondo io me lo sono studiato, fallo anche tu:
    http://www.isaaa.org/resources/publications/briefs/44/executivesummary/default.asp

    Faccio notare che la maggioranza che coltiva OGM sono i coltivatori dei paesi in via di sviluppo e non dei paesi capitalisti come ti piacerebbe che fosse. Non vorrai far credere che gli oltre 17 milioni di coltivatori che coltivano specie OGM sono tutti dei fessi, vale a dire producono meno, non ottengono vantaggi e per di più si autodanneggiano.

    Scusa ma la tua posizione mi pare indifendibile con la logica, se mi dici invece che la tua è una posizione ideologica allora mi ritiro in buon ordine, perchè in tal caso è inutile.continuare la discussione.

  16. Alberto Guidorzi ha detto:

    Paolo
    Anche questi credi che si preoccupino degli imenotteri che aumentano?
    http://www.reuters.com/article/2013/01/31/burkina-cotton-production-idUSL5N0B0G2W20130131

  17. Andrea ha detto:

    Questo giornalista inglese Mark Lynas, dice di aver cambiato idea sugli o.g.m., che descrive adesso quasi come una manna dal cielo, ed ha tutto il diritto di farlo, se davvero ne è convinto. Ma non ha il diritto di affermare che gli ambientalisti e tutti coloro che hanno un atteggiamento critico nei confronti di questo prodotto siano reazionari o in balia di atteggiamenti antiscientifici!
    Degli ogm si parla ovunque fin troppo, ma chi parla pubblicamente e istituzionalmente di diverse alternative? Mi riferisco alle rese effettive dell’agricoltura biologica e dei motivi reali che spingono le persone a comprare e produrre biologico. Potrei ribattere punto per punto a tutto ciò che afferma il giornalista ma mi limito a porre delle problematiche:
    1- ci sono esempi fondamentali e ormai storici di produttività e resa delle colture biologiche, pari o addirittura superiori a quelle tradizionali, già dagli anni ’70 del secolo scorso (leggete Masanobu Fukuoka se ne avete voglia);
    2- il fatto che una determinata coltura ogm X ha bisogno di meno pesticidi rispetto ad una coltura non ogm non vuol dire che non abbia bisogno affatto di pesticidi, né vuol dire che tutte le colture ogm abbiano bisogno di meno pesticidi chimici. E’ vero invece che ne hanno bisogno, al di la del tipo e della quantità. Famoso è il caso del Roundup della Monsanto. L’agricoltura biologica di contro non ha bisogno ovviamente di nessun pesticida chimico. Come fa il suddetto giornalista che si reputa ambientalista ad affermare che una coltura che necessita di pesticidi sia più ecologica ed economica rispetto ad un tipo di agricoltura che non ne necessita? Mi sembra una contraddizione evidente.
    3- Non parliamo dell’inquinamento e impoverimento nutritivo dei suoli? E’ ovvio, evidente e scientificamente dimostrato che la monocultura impoverisce la biodiversità ed impoverisce la qualità del suolo fino a degradarlo. Per ciò si ha bisogno di più prodotti chimici, che inizialmente sembrano nutrire artificialmente il terreno ma che alla lunga lo impoveriscono ancora di più. E’ un circolo vizioso e una dipendenza. Inoltre è dimostrato che i prodotti chimici sul terreno possono facilmente inquinare le falde acquifere. Di contro l’agricoltura biologica, nei sui diversi metodi, nutre nel tempo il suolo e non inquina.
    4- Il problema dei brevetti sulle sementi, da qualsiasi punto di vista se ne voglia parlare, è un problema. Le sementi sono sempre state a libero uso e scambio degli agricoltori, il fatto che qualcuno, chiunque, se ne appropri tramite brevetto è un fatto che come minimo mette in discussione diversi principi democratici. Così come è un problema il discorso della convivenza tra campi ogm e non ogm. Non sono problemi da liquidare facilmente accusando una “fazione” o l’altra.
    Potrei continuare per ore ma mi fermo e aggiungo solo che non ho nemmeno citato il discorso riguardo la sicurezza alimentare degli ogm (non è assolutamente vero che tutto il mondo scientifico è a favore) o le implicazioni sociali e politiche e le scelte dei consumatori. Con questi pochi punti ed esempi voglio solo asserire che il dibattito sugli ogm non è affatto finito e che le conclusioni non sono necessariamente quelle a cui arriva questo giornalista che si mostra dispotico, saccente e intollerante nei confronti delle opinioni altrui.

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  20. Angelo Sinuello ha detto:

    -la diffusione di poche colture molto produttive e a basso costo, iniziata con i semi ibridi e che ora viene accentuata dagli OGM, sta irrimediabilmente danneggiando la biodiversità delle colture nel pianeta (moltissime specie o varietà locali di piante coltivate si sono perse negli ultimi decenni perchè i coltivatori le sostitituiscono con quelle più produttive)

    – gli OGM riescono si a ridurre la superficie di coltivazione a parità di produzione, ma impoveriscono irrimediabilmente il terreno (perchè in una agricoltura biologica la produzione è limitata dall’equilibrio che si instaura tra i nutrienti consumati dalla pianta e quelli che vengono portati nel terreno in condizioni normali).
    A quel punto le opzioni sono due: 1) abbandonare il terreno, che diventerà arido; 2) iniziare ad impiegare fertilizzanti (con relativi danni causati sia dalla loro produzione, sia agli ecosistemi dal loro dilavamento)
    entrambe opzioni poco sostenibili ambientalmente

    a mio parere, gli OGM danno delle soluzioni solo temporanee, che sembrano risolvere il problema, ma lo posticipano.
    Se le agricolture biologiche hanno una minore produttività è perchè, se seguite adeguatamente (ciò richiede maggiore mano d’opera: ben venga), quella è la massima resa che può dare un terreno che si mantenga in equilibrio con i cicli dei nutrienti: con gli OGM possiamo forzare questi equilibri, ma alla lunga non sono sostenibili.

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