ESA Impact

Spettacolari immagini da ESA in questa pubblicazione periodica. Da non perdere.

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OGM, un’opportunità tecnologica che l’Italia non può e non deve più farsi sfuggire

Nel documento allegato sono stati riassunti gli argomenti più salienti in tema di
colture geneticamente modificate. Un approfondimento divenuto ancor più
necessario alla luce di una recente sentenza della Corte di Giustizia europea in
materia di OGM. Risalente al luglio 2018, essa stabilisce infatti come ogni coltura
modificata in modo artificiale dall’uomo debba essere considerata OGM al pari degli
ormai noti ibridi transgenici. Stando a tale sentenza, vengono quindi inclusi fra gli
OGM non solo i frutti delle recentissime tecniche di Genome editing, bensì anche
quelle varietà ottenute con le precedenti tecniche di mutagenesi tramite radiazioni
ionizzanti o sostanze mutagene. Ovvero quelle colture fino a oggi classificate al pari
delle varietà “tradizionali”, ottenute queste ultime per semplice incrocio e
successiva selezione.
Eppure risulta enorme l’estensione del fenomeno OGM a livello planetario, dal
momento che nel 2019 si è giunti al 24.esimo anno di commercializzazione e che le
superfici coltivate nel tempo a OGM sfiorano ormai i 2,7 miliardi di ettari, pari alla
superficie di Russia e Canada messi insieme. Ciò può essere espresso anche in
unità seminate, stimabili al 2019 in oltre 800mila miliardi di individui OGM che sono
stati coltivati in 24 anni. A dimostrazione che gli OGM sono tutto tranne che un
fenomeno minoritario e nebuloso, come da più parti sostenuto.
Robusto appare inoltre il consenso scientifico su cui poggiano le colture
geneticamente modificate, erroneamente percepite come qualcosa di poco studiato
e verificato, quando al contrario esse possono vantare una bibliografia scientifica
ampiamente favorevole e maggioritaria, come pure contano su processi
autorizzativi lunghi, complessi ed economicamente onerosi per le aziende
produttrici. Motivo per il quale i brevetti sono da percepire soprattutto come
garanzia a favore di chi investa ingenti somme di denaro in ricerca e sviluppo, al
fine di produrre continua innovazione in agricoltura.
Innovazione che poi va a vantaggio degli aspetti economici dell’intera filiera
agroalimentare, a partire proprio dagli agricoltori. Elevati appaiono infatti i benefici
che gli OGM potrebbero portare a un’agricoltura italiana sempre più asfittica dal
punto di vista reddituale e sempre più dipendente da sussidi pubblici rispetto ai
profitti di impresa. Fatto che ha contribuito anche a ridurre la nostra autosufficienza
agroalimentare negli ultimi 25 anni, passando da oltre il 90% dei primi Anni 90 a
meno del 70% dei giorni nostri. Un quadruplicamento abbondante della dipendenza
dall’estero che mal si concilia con la crescente richiesta di prodotti Made in Italy, sia
interna, sia estera. Domanda costituita anche dai prodotti nazionali considerati
“tipici”, la cui realizzazione già oggi è in larga percentuale resa possibile dalle
massicce importazioni di materie prime straniere, in buona parte OGM.
Non esiste quindi alcun reale fatto ostativo all’adozione di tali colture sul territorio
nazionale, soprattutto considerando le robuste ragioni scientifiche e logiche che
sfatano i molteplici falsi miti che da sempre gravano sugli OGM, come la loro
presunta sterilità o la loro incompatibilità con l’assetto colturale e ambientale
italiano, terminando con le accuse di devastare la biodiversità, di generare
resistenze nei parassiti e di rendere schiavi gli agricoltori.
Al contrario, gli OGM, di qualsivoglia tipologia, sono un’opportunità tecnologica che
l’Italia non può e non deve più farsi sfuggire, soprattutto pensando ai patrimoni di
conoscenza andati sprecati da quando perfino la ricerca pubblica italiana è stata
mortificata nel settore delle biotecnologie applicate all’agricoltura, quando solo
vent’anni fa era un tratto distintivo della scienza nazionale.

I dati degli OGM in sintesi

  • 24 gli anni di coltivazione degli OGM (1996-2019)
  • 31 le colture gm disponibili negli USA, cui si aggiunge un tipo di salmone
  • 26 gli Stati che coltivano OGM al Mondo (2018).
  • 17 i milioni di agricoltori che li hanno adottati globalmente (2018).
  • 192 milioni di ettari coltivati (2018).
  • 27 i milioni di chilometri quadrati coltivati a OGM dal 1996.
  • 811mila miliardi il numero stimato di semi OGM utilizzati in 24 anni.
  • 186 miliardi di dollari di incremento reddituale nel Mondo (1996-2016).
  • 34 il record di tonnellate di granella di mais raccolte per ettaro negli Stati uniti
  • 300 euro all’ettaro i risparmi minimi stimati per i maiscoltori grazie a ibridi
    triplo-resistenti (Diabrotica, Piralide, glifosate)

Scarica il documento completo: OGM: tra verità e disinformazione Produttivi, eco-compatibili e sostenibili: tutti i motivi sociali, ambientali, agronomici ed economici per i quali l’Italia dovrebbe aprire agli OGM

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Parlare di fisica delle particelle

A che età si può iniziare a parlare di fisica con un bambino? Nell’esperienza comune pensiamo tutti che la fisica sia una materia talmente avanzata e complessa che sia poco adatta per raccontarla a dei bambini.

In questo libro Marco Del Mastro, fisico sperimentale al CERN di GINEVRA nella collaborazione ATLAS (quelli che hanno scoperto il borsone di Higgs), porta avanti un esperimento di narrazione di concetti di fisica delle particelle per un pubblico di bambini.

Esperimento perfettamente riuscito ai miei occhi. Con analogie semplici, costruzioni Lego, ricette per ciambelloni, sassi lanciati nello stagno o verso la staccionata e biglie colorate riesce a comunicare il mondo della fisica subnucleare in modo leggero e coinvolgente, stimolando la curiosità anche dei più piccoli.

Particelle familiari è un libro che consiglio a tutti, soprattutto agli insegnanti ambiziosi che vogliano accompagnare i bambini nel viaggio all’interno dello zoo delle particelle elementari.

Spero che qualcuno voglia vivamente cogliere questo mio invito, mi raccomando di munirvi di tante costruzioni di ogni forma e dimensione. Lo zoo è aperto.

PS: peccato non si sia trovato posto anche per il cane Oliver, in fondo ci eravamo tutti affezionati.

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Perché compriamo BIO

I consumatori comprano cibi biologici essenzialmente per due motivi.

Il consumatore è preoccupato per la propria salute? Ma l’agricoltura convenzionale produce cibo sano. Qui i dati del Ministero della Salute sui residui di fitofarmaci nei prodotti agricoli 2016 italiani, importati, bio, convenzionali e per l’infanzia, che lo dimostrano. Il bio non è nemmeno più nutriente del convenzionale e diversi studi lo provano, per esempio questo. Quindi perché spendere di più?

Il consumatore è preoccupato per l’ambiente? Ma l’agricoltura convenzionale permette di sfamare più persone utilizzando meno suolo, e tutela la biodiversità e l’ambiente meglio di altri approcci produttivi, quale il biologico. Produrre di meno, come è nel caso del biologico, significa aver bisogno di più terra per sfamare lo stesso numero di persone. E la popolazione mondiale sta aumentando.

(tratto da Deborah Piovan, Strade)

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L’informazione televisiva nell’era delle fake news

Cosa hanno in comune Report e Le Iene?

E’ curioso come in questi giorni mi siano passati sotto gli occhi due articoli, scritti da persone e su testate assolutamente non collegate, che rappresentano molto bene un mio pensiero da qualche tempo a questa parte. Potrebbe sembrare a prima vista che le trasmissioni di cui parlo non siano per nulla collegate, ma che il malessere che entrambe generano in me ha un’origine comune.

Sto parlando di Report e de Le Iene, trasmissioni che, con toni e impostazioni completamente diversi, hanno un obiettivo comune: aprire gli occhi a noi cittadini, smascherare gli inganni perpetrati ai danni della gente comune. In poche parole, fare giornalismo d’inchiesta.

Peccato che spesso entrambe le trasmissioni abbiano più a cuore svelare la notizia bomba che fare davvero luce in modo serio su fatti reali e documentati. E se qualcuno potrebbe rispondere che da Le Iene questo comportamento ce lo possiamo aspettare, perché in fondo sono una trasmissione d’intrattenimento, non una trasmissione d’informazione, Report invece no, è una trasmissione seria, con giornalisti bravi e preparati, mica quei pagliacci de Le Iene…

Non voglio stare qui a fare una classifica di quale sia la trasmissione che crea più danni in tema di disinformazione all’opinione pubblica, ricordo solo che grazie alla campagna martellante de Le Iene abbiamo quasi permesso che un ciarlatano del calibro di Davide Vannoni (giustamente arrestato per questi fatti) potesse ricevere molti soldi dal parlamento per “sperimentare” la sua cura miracolosa, Stamina. E che i danni fatti, soprattutto sulle famiglie disperate a cui è stata venduta una falsa speranza per i loro poveri bambini, non verranno risolti in tempi brevi.

Rimane il fatto che entrambe le trasmissioni hanno l’effetto di disinformare in modo preoccupante proprio su temi scientifici, che mi stanno particolarmente a cuore, su cui l’opinione pubblica è più in difficoltà a formarsi una idea corretta in quanto alcuni temi richiedono una cultura molto specialistica. E soffiare sul fuoco delle paure potrebbe avere ripercussioni terribili sulle scelte della società (anche grazie ad una politica che in quanto a seguire la pancia della gente non è seconda a nessuno).

Vi lascio dunque con gli articoli di cui vi parlavo all’inizio, il primo su Le Iene:

Non sono bastati Stamina, i vaccini, la Blue Whale e una tonnellata di altri servizi di questa caratura. L’ingerenza del programma su scienza e società assume toni sempre più allarmanti ma ciò che più preoccupa è che viene sostenuta da programmi confezionati non col piglio giornalistico ma col mantra del sensazionalismo a tutti i costi. Si pensa solo a scatenare un effetto dirompente, non a come si arriva al risultato né alle conseguenze.

Ok, smettiamola di guardare Le Iene

il secondo su Report:

Credevo, onestamente, fosse un mio pensiero, invece a quanto pare l’abbiamo scoperto tutti, lo pensavamo tutti, o comunque in tanti. Andate a vederli: chilometri di commenti di professionisti di aeronautica, ambiente, alimentazione, ingegneria, che all’unisono denunciano “finché non hanno parlato del tema che conosco bene mi piacevano, poi quella volta che hanno parlato del mio ambito è stato un disastro”. Tutti così.

Anche Report era una bolla, e i social l’hanno fatta scoppiare

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